Convegno Internazionale "Depositi invisibili. Dalla Catalogazione alla fruizione"

14—15/12/2022

Il Convegno Depositi Invisibili, a cura di Massimo OsannaAlfonsina RussoGabriel Zuchtriegel e Roberta Alteri, organizzato dal Parco archeologico del Colosseo con la Direzione Generale Musei e il Parco archeologico di Pompei, nasce dall’esigenza di condividere le esperienze nazionali e internazionali nell’ambito dello studio, della catalogazione e della valorizzazione dei reperti archeologici e si propone di mettere in comune la gestione delle conoscenze e le attività svolte dai singoli Istituti riguardo al patrimonio culturale custodito nei depositi e nei musei.

Due giornate di convegno, il cui ricco programma è consultabile al seguente link: https://parcocolosseo.it/depositi-invisibili-convegno/programma/

Partecipa anche il Parco archeologico di Ostia antica, con un intervento a cura del Direttore Alessandro D'Alessio e della funzionaria responsabiule dei Depositi ostiensi, Cristina Genovese, dal titolo "LE VITE DEGLI ALTRI (REPERTI): criticità, potenzialità e prospettive per i depositi e la gestione dei beni mobili del Parco archeologico di Ostia antica."

Riportiamo qui di seguito l'abstract dell'intervento, consultabile anche sul sito web del Parco archeologico del Colosseo:

La storia dei depositi ostiensi è inscindibilmente legata alla storia degli scavi di Ostia e, in particolare modo, all’iniziale dispersione del suo ingente patrimonio a Roma, in Italia e all’estero durante gli sterri effettuati tra fine ‘800 e inizi ‘900. E’ infatti dall’attenzione al voler preservare e rendere fruibile tale patrimonio nel contesto di provenienza che di contro, nella prima metà del secolo scorso e in concomitanza con l’esigenza di realizzare una sede museale all’interno degli scavi, nasce il proposito di ordinare i depositi in modo da dare al visitatore e allo studioso “un’idea esatta di tutto ciò che Ostia ci ha dato nel campoa antiquario, dalla scultura all’epigrafe” (Guido Calza), proposito sempre accompagnato da un’accurata attività di censimento e catalogazione dei reperti ivi conservati.

Da allora, nel corso dei decenni, si sono susseguiti diversi riordini e allestimenti degli spazi
destinati a ospitare il materiale archeologico (quasi tutto sistematicamente inventariato), secondo un’impostazione prevalentemente tipologica e adibendo a tal fine una serie di ambienti situati all’interno degli edifici antichi (ad es. il cd. “Piccolo Mercato” con la l’attigua via Tecta, e i cd. “Grottoni”, il cd. “Sottotempio” – Capitolium), si da dotare Ostia di un vero e proprio “museo diffuso”, in cui l’urgenza espositiva ha trovato, in un certo qual modo, una sua manifestazione al di fuori delle sedi museali strictu sensu. Questa tradizione di ordinamento dei depositi, che è parte integrante della “storia” stessa della gestione del patrimonio storico-artistico ostiense, costituisce ancora oggi il punto di riferimento per ogni progetto, in corso di realizzazione e/o in fase di avvio, che riguardi appunto la sistemazione degli spazi adibiti alla conservazione dei reperti e le attività di censimento, inventariazione e catalogazione dei beni mobili del Parco.
Se da un lato gli interventi di adeguamento dei depositi sono dettati dalla necessità di provvedere alle attività ordinarie di revisione inventariale, nonché di superare le criticità date dalla mancanza di luoghi da destinare a una mole sempre crescente di materiali archeologici – anche in esito delle campagne di scavo condotte in concessione e nell’ambito dei provvedimenti di tutela del territorio -, negli anni più recenti è peraltro maturata una maggiore consapevolezza delle potenzialità offerte dalla conservazione e possibile esposizione dei beni in questi spazi, soprattutto a partire dalla loro elevata rappresentatività per la documentazione di tutti gli aspetti della vita quotidiana, religiosa, artistica, produttiva, commerciale, ecc. di Ostia (e del relativo territorio), rinsaldando dunque il legame tra reperto e contesto. Ciò ha portato a intraprendere (a maggior ragione durante la pandemia) iniziative espositive temporanee, fruibili anche da remoto, grazie all’impiego della comunicazione digitale e specialmente all’avvio di importanti interventi di riallestimento: non solo quello del nuovo Museo Ostiense (di prossima riapertura), ma anche degli antichi complessi già deputati ad accogliere il materiale archeologico, quali il cd. “Piccolo Mercato” e gli Horrea Epagathiana, a cui presto si aggiungerà l’Antiquarium. Fra gli intenti sottesi a tali progetti vi è certamente quello di garantire agli studiosi luoghi consoni alle attività scientifiche (accessibilità in sicurezza e opportune dotazioni) e, più in generale, di offrire al pubblico una narrazione il più possibile esaustiva della storia della città e degli scavi che l’hanno riportata alla luce, attraverso la presentazione di manufatti recuperati dai più importanti contesti monumentali urbani; inoltre, sotto il profilo metodologico, si vogliono proporre esperienze esemplificative delle modalità con cui un’istituzione museale custodisce, ordina, conserva, studia e valorizza i propri reperti in deposito, secondo quell’inscindibile legame/filiera “conoscenzatutela-valorizzazione” che deve dominare ogni aspetto gestionale dei beni culturali.

Il contributo illustrerà dunque i progetti attuali e futuri di riordino dei depositi del Parco e
le molteplici attività in essere sul materiale archeologico ostiense, pur rilevandone le criticità o
problematiche di carattere inventariale insorte all’indomani della riforma che ne ha sancito la nuova configurazione territoriale. L’obiettivo è insomma quello di offrire un quadro quanto più completo dell’esperienza ostiense in tema di beni mobili e depositi, ponendone in evidenza le peculiarità e illustrando le linee programmatiche che si stanno dispiegando su molteplici fronti: dalla catalogazione (tramite la sistematizzazione dei dati catalografici su Sigecweb e la realizzazione di un apposito programma di gestione finalizzato a normalizzare le informazioni relative alla documentazione archivistica e catalografica) alla digitalizzazione (anche in ordine al restauro e ai finanziamenti del PNRR), dalla formazione in ambito accademico (tirocini e tesi di laurea e specializzazione) all’attività scientifica propria (anche del personale dell’Istituto) e alla valorizzazione del nostro straordinario patrimonio mediante una serie di iniziative espositive fuori dal Parco (ad es. presso l’Aeroporto internazionale “Leonardo da Vinci” di Fiumicino), volte a promuovere la conoscenza appunto delle opere conservate nei depositi di Ostia (e di conseguenza il territorio di riferimento), nonché accordi con altre istituzioni museali e non (ad es. Museo Nazionale Romano, Musei Vaticani, Comunità Ebraica di Roma), a favore di una visione integrata e di una ricomposizione quantomeno “virtuale” dei contesti ostiensi, partecipata a inclusiva del patrimonio del Parco.

locandina convegno Depositi invisibili