Ostia racconta - La Basilica Portuense

Nel percorso di visita dell’area archeologica dei Porti di Claudio e di Traiano si incontra un monumento fondamentale per capire la vita di Portus in età tardoantica e medievale: la basilica paleocristiana.

La Basilica venne in luce la prima volta nel corso degli scavi condotti dalla Famiglia Torlonia, mirati a recuperare opere d’arte per le proprie collezioni, nel 1865. L’edificio fu oggetto di nuovi scavi negli anni ’30 durante i lavori di bonifica del litorale romano, venne pubblicato per la prima volta nella grande opera di Giuseppe Lugli su Portus con una pianta redatta dal Gismondi. Infine, gli scavi stratigrafici, che hanno permesso di comprendere tutte le fasi di vita della basilica, sono stati avviati nel 1991 e si sono protratti per diversi anni.

Basilica portuenseLa Basilica Portuense alla fine dello scavo

Prima della Basilica Portuense: l'evoluzione urbanistica di un quartiere tra l'età imperiale e l'età tardoantica

L’edificio della Basilica Portuense sorge su un’area già occupata da edifici nel I secolo d.C., risalenti perciò all’epoca in cui fu realizzato il Porto di Claudio con tutti i suoi impianti annessi. I resti più antichi venuti in luce sono infatti un tratto di basolato stradale e alcuni edifici che si collocano tra la seconda metà del I secolo d.C., quando fu impiantato il porto di Claudio (inaugurato sotto Nerone nel 64 d.C.) e il II secolo d.C. quando, con la realizzazione del bacino di Traiano qui viene realizzata una serie di edifici a destinazione probabilmente commerciale: a questa fase costruttiva risalgono i muri, sfruttati poi successivamente dalla basilica, in opera reticolata. Tali edifici sono utilizzati fino a tutto il III secolo.

basilica portuenseBasilica Portuense: dettaglio delle murature di età imperiale in opus reticulatum su cui si imposta l'edificio paleocristiano

La grande rivoluzione urbanistica nell’area si ha nel IV secolo. In coincidenza con la dignità di città ottenuta da Porto con l’imperatore Costantino, in questo settore si installa un grande complesso residenziale che in parte rioccupa, cambiandone destinazione d’uso, in parte abbatte gli edifici commerciali preesistenti. I pavimenti, in opus sectile, a tarsie marmoree, e a mosaico geometrico, che vengono realizzati, indicano proprio la nuova funzione residenziale.

Alla fine del IV secolo un nuovo edificio privato, con funzioni di rappresentanza o di culto viene costruito sull’area, comportando la demolizione di alcuni edifici preesistenti tra cui, in parte, quello residenziale. Il nuovo edificio comincia ad avere l’aspetto di un’aula a tre navate, separate da due file di colonne delle quali rimangono le impronte delle basi marmoree le quali a loro volta poggiano sulle murature più antiche rasate. Il pavimento dell’area centrale è un grande mosaico a tessere bianche e nere la cui cornice con motivo a intreccio correva per tutta la navata, mentre è sopravvissuto un solo piccolo tratto con una scena marina della quale si individua un pesce. Le navate laterali sono pavimentate invece in laterizi. Il rinvenimento di 63 monete data la costruzione dell’edificio al 375 d.C. circa.

Basilica portuenseLa Basilica Portuense vista da Ovest.

Intorno al 430 d.C. l’aula a tre navate viene trasformata in un edificio di culto di tipo basilicale con la costruzione sul fondo della navata centrale di un’abside semicircolare affiancata sul lato ovest da un ambiente di servizio. Il nuovo edificio misura 32 m di lunghezza. Il passaggio dalla navata all’abside avviene tramite un triforio, ovvero un triplo arco del quale rimangono le basi dei plinti in muratura. I pavimenti in questa fase sono a mosaico bianco e nero con motivi a intreccio, mentre il pavimento dell’abside è sopraelevato. Le murature appartenenti a questa fase sono in opera listata, ovvero a filari alternati di laterizi e blocchetti di pietra: si tratta di un cantiere di costruzione piuttosto rapido nel suo svolgersi e che ha seguito un progetto unitario. In questa prima fase la basilica è interamente rivestita da un intonaco acromo, che viene considerato come una sorta di livello “palinsesto”, sul quale si imposteranno le decorazioni pittoriche successive, in concomitanza con ulteriori lavori all’interno della basilica.

La Basilica Portuense: un luogo di culto importante tra l'età tardoantica e il medioevo

Tra il 500 e il 550, infatti, nella parte centrale della basilica viene distinta l’area presbiteriale con una recinzione liturgica, la solea. Dal presbiterio si accedeva all’abside mediante due gradini. Non rimane la pavimentazione, probabilmente in marmo, mentre nelle navate era in opus sectile a tarsie marmoree di modulo quadrato di 60 x 60 cm, secondo lo schema decorativo dei quadrati inscritti uno nell’altro. A questa fase dovrebbe corrispondere il primo ciclo pittorico della basilica: nell’abside due figure vestite, maschili, che potrebbero essere ciò che resta della raffigurazione di Cristo tra sei santi, rappresentazione che si trova in altre chiese coeve di Roma. Al di sotto di queste figure, uno zoccolo è dipinto a imitazione delle crustae marmoree (lastre di marmo) verdi entro una cornice giallo ocra e colonnine rosa venate di rosso. Questa zoccolatura si ritrova anche sui muri perimetrali, mentre nei registri superiori doveva essere rappresentata una scena narrativa: si distingueva la figura di un giovinetto inginocchiato con la mano destra alzata a coprire il volto, con indosso una tunica corta, da pastore, e un’altra figura in piedi, che indossa veste ocra e manto azzurro. Interpretata come Sacrificio di Isacco o come una scena di martirio, dà comunque l’idea dell’importanza del ciclo pittorico narrativo che vi era rappresentato.

basilica portuenseLa Basilica Portuense a Portus: vista dal lato Est

Nella seconda metà del VI secolo la basilica viene allungata e raggiunge i 39 m di lunghezza. In facciata viene realizzato un ingresso monumentale, a tre porte, di cui la centrale suddivisa in tre passaggi da colonne. Il pavimento doveva essere a tarsie marmoree: si conservano le tracce delle lastrine di marmo nella preparazione pavimentale.

Nell’VIII secolo viene realizzata nella navata destra una vasca battesimale circolare, dal profilo esterno esagonale secondo una formula ricorrente nei fonti battesimali coevi. La vasca è rivestita in marmi di reimpiego. Il deflusso dell’acqua non avveniva tramite canaletta: non esiste infatti una tubazione che porta via l’acqua, ma essa percolava sul pavimento e si riassorbiva: evidentemente la rete fognaria in questo frangente è in via di dismissione, se non dismessa del tutto. A quest’epoca risale anche il primo utilizzo della basilica con funzione funeraria. Si installano alcune sepolture infantili intorno al fonte battesimale, mentre una sepoltura privilegiata, in sarcofago di marmo reimpiegato, è inserita nell’area presbiteriale, e in altre aree della basilica si installano tombe in fossa variamente rivestite di mattoni, marmi ed elementi edilizi vari.

basilica paleocristiana fonte battesimaleIl fonte battesimale nella Basilica Portuense

Alla metà del XIV secolo un grande crollo, causato quasi sicuramente da un terremoto, fa crollare interamente le strutture della basilica. Il crollo in posto che gli archeologi hanno individuato nel corso degli scavi individua perfettamente la scansione delle arcate delle colonne. Un crollo del genere, dal punto di vista della ricostruzione virtuale, è stato fondamentale per comprendere l’assetto interno dell’edificio. Esso, poi, ha fatto sì da proteggere in parte alcune porzioni del ciclo pittorico, consentendo di recuperarlo e ricostruirlo.

Segue un’ulteriore fase di spoliazione, poi l’abbandono definitivo dell’area, con la formazione di grossi livelli di accumulo e deposito sopra le macerie. Infine, dalla metà del XVI secolo iniziano le spoliazioni realizzate mediante lo scavo di profonde fosse che vengono sostenute da muretti a secco fatti apposta per reggere la terra. Tra il Settecento e l’Ottocento gli scavi hanno la finalità, antiquaria e collezionistica, di recuperare gli oggetti di pregio antichi, sculture, arredi sacri preziosi e iscrizioni. E ritorniamo così al momento degli scavi del 1865, quando la seconda vita della Basilica, dopo secoli di oblìo, torna alla luce.

 

Per saperne di più:

G. Lugli, G. Filibeck, Il Porto di Roma imperiale e l’agro portuense, Roma 1935

M. Maiorano, L. Paroli, a cura di, La Basilica Portuense. Scavi 1991-2007, Firenze 2013

 

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