Cippi di Caninio
Tra le più antiche testimonianze dell’importanza rivestita dal grano nello sviluppo non solo economico ma anche urbanistico di Ostia, vi sono i cosiddetti “cippi di Caninio”, cippi in travertino che si dispongono sul lato nord del Decumano, a partire dall’area immediatamente esterna a Porta Romana. L’iscrizione che si ripete identica su tutti i cippi - C. CANINIVS C(ai) F(ilius) PR(aetor) URB(anus) DE SEN(atus) SENT(entia) POPLIC(um) IOUDIC(avit), ovvero “Caio Caninio. Figlio di Caio, pretore urbano, per decisione del Senato assegnò quest’area all’uso pubblico” (CIL XIV 4702, 4703) testimonia che essi servivano a delimitare una vasta area, compresa tra la Via Ostiense e il Tevere che, per decisione del Senato, venne dichiarata di uso pubblico e lasciata libera da costruzioni, con tutta probabilità al fine di facilitare le operazioni di scarico delle merci dalle banchine del fiume. La cronologia repubblicana dei cippi (seconda metà II secolo a.C.) si ricava, oltre che dai dati storici e dalla paleografia delle iscrizioni, anche dal fatto che il cippo più orientale è esterno a Porta Romana e, pertanto, la delimitazione deve aver preceduto la costruzione del circuito murario (datato intorno alla metà del I secolo a.C.). Tale delimitazione è stata messa in relazione alla politica annonaria di Caio Gracco, su proposta del quale, nel 123 a.C., era stata emanata la lex Sempronia frumentaria, che prevedeva che l’erario si facesse carico dell’acquisto del grano in Sicilia e del suo trasporto fino a Ostia, affinché esso potesse essere successivamente venduto a prezzo calmierato (pari a circa la metà del prezzo di mercato) ai cittadini romani residenti nell’Urbe: con questo provvedimento si istituzionalizzarono le frumentationes, che fino a quel momento erano state iniziative straordinarie, di volta in volta deliberate dal Senato in occasione di particolari momenti di carestia o crisi economica o sociale.
Tale provvedimento dovette senza dubbio comportare un significativo incremento del traffico commerciale che convergeva nel porto fluviale di Ostia e richiedere un conseguente adeguamento delle banchine e delle infrastrutture portuali e delle aree immediatamente adiacenti. L’innalzamento progressivo del livello della strada e l’occupazione della fascia pubblica a partire dal I secolo a.C. e poi, soprattutto, in epoca imperiale, sancirono la definitiva perdita di funzione dei cippi stessi che, in ogni caso, vennero mantenuti e rispettati anche nelle trasformazioni successive.